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Diario Valar: Un modo di ascoltare

Aggiornamento: 8 dic 2018

Andrea Tassinari. Attore e formatore teatrale della Policardia Teatro


Quando è che ascoltiamo veramente gli allievi che guidiamo nei nostri corsi di teatro? Il teatro è una porta, la chiave è già in nostro possesso e da bambini è la nostra più grande arma, la nostra risorsa principale.

Quello che chiamiamo amore oggi era l’aria che respiravamo quando eravamo bimbi. Nella dimensione della creatività tutto si tramuta in Amore. Quello che ci permette di stare bene quando creiamo è che è tutto semplice.

E’ la gioia del primo momento in cui ricordo di quando ero un bambino anch’io.

Quello che ci permette il teatro è il concederci degli eterni momenti per sé stessi, in continuazione.

Quando tutto sembra così semplice ecco che l’ascolto si fa reale, la condivisione di quei momenti si fa palese nei corpi e negli occhi di tutti. L’emanazione che ci spinge a mantenerla sospesa e a dare tutto per non distruggerla e goderla al meglio.




Scuola media della Versilia. Secondo incontro di Valar con questi ragazzi.

L’esperienza della seconda parte del lavoro prevede il viaggio in solitudine in mezzo ad un paesaggio di bastoni e corpi. Non c’è stacco e pausa dall'esperienza precedente in cui gli allievi, divisi in due gruppi, seguono le orme di Ent ed Elfi, e il silenzio presente di molti di loro si posa sull'aula.

Quando è che nella tua vita ti sei sentito solo? è la domanda che poniamo ai vari gruppi di ragazzi: "Quella notte lì... me lo ricordo, ero letteralmente solo, fino a quando tornò a casa mio papà all’alba e mi abbracciò..."

Anche un altro dice che si è sentito solo dopo la morte di un suo parente, ma non ha saputo indicare un vero e proprio momento specifico…

“Quando le persone intorno a me non mi capiscono.” dice una ragazza nel piccolo gruppo finale di allievi nel quale mi trovo. E tutti convengono con lei, a tutti è successa la stessa cosa. Tutti l’hanno provata quella solitudine lì.

L’ascolto e la condivisione aprono alla possibilità di specchiarsi: io, da loro maestro in quel momento, mi concedo la possibilità di ascoltarli veramente perché li capisco. Capirli, generosamente scorgere quella bambinanza che ci accomuna tutti, come la fiamma di Ilùvatar che brilla in ciascun essere ed elemento, seppur diversi, di tutta Eà.

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