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Ainulindalë - La musica degli Ainur

Aggiornamento: 19 feb 2019

Andrea Tassinari. Attore e formatore della Policardia Teatro


Tutti noi abbiamo una musica dentro. Una musica intesa come ciò che noi portiamo dentro e che ci fa suonare anche nel nostro stare col corpo. Ciò che ci fa camminare proprio in quel modo così diverso da ogni altro. Una musica composta dai nostri sentimenti e istinti. Leggerla è difficile, e può forse essere utile per il lavoro dell’attore. Ma la cosa più interessante che può fare il teatro è innanzitutto mostrartela per come essa è. E’ una musica che può farsi viva durante un training di lavoro fisico così come durante un intenso lavoro su di un testo. Può manifestarsi in tantissime occasioni, e anche in tantissime forme e contesti. Ma rimane il fatto che è lì, ad animare tutti quanti, ogni istante ed illuminando ogni dettaglio.

Ognuno di noi ha una musica diversa. Ognuno di noi la porta con sé.


Una esperienza del 5 incontro di Valar ci porta a contatto con la musica che siamo e poterla ascoltare.

Si tratta di un’esperienza che ho imparato nel mio percorso come musicoterapista. Ed è sostanzialmente un gioco, in cui ognuno suona il proprio strumento ascoltando la persona che lo precede prima di iniziare e aggiungersi alla musica. La musica di ognuno affiora lievemente ed ogni persona che inizia a suonare porta qualcosa di nuovo e personale al tutto.

Il conduttore dell’esperienza avrà il compito di contenere i suoni prodotti e racchiuderli in un insieme che li amalgami musicalmente.

Ora a questo punto ciascuno potrà a turno smettere di suonare e godersi l’ascolto di tutta la musica senza il proprio apporto.

Nel Silmarillion la musica degli Ainur iniziale dà origine all’universo. Ogni Ainur suona a proprio modo, non ci sono suoni sbagliati, non c’è il giudizio.

E la dissonanza che inserisce Melkor appare come un atto di egocentrismo, con un sentimento di superiorità, e di non ascolto.

Così come quegli allievi che vogliono ‘farsi notare’ dai Maestri o dai compagni, ed allora iniziano a suonare andando per la loro strada, essendo realmente disarmonici nei confronti della creazione ancora in corso. Nonostante tutto, Ilùvatar, riesce a domare quella dissonanza e ad incanalarla nella musica globale, così come farebbe un musicoterapista in una seduta con un paziente autistico, integrando le sue espulsioni musicali e ripetizioni in una dimensione armonica, dotata di un senso.

Non c’è una dimensione del giusto o sbagliato. In Valar creiamo ed agiamo così.

Quando quel bambino in cerchio col suo strumento irrompe nella musica con il desiderio di ‘suonare meglio’ o con la voglia di essere ammirato, ecco che già così ci sta mostrando la sua musica.

I suoni si intrecciano e si sovrastano, alcuni sono appena udibili, altri si dilettano in complicati virtuosismi. Ma tutti insieme danzano sopra di noi, e ci fanno viaggiare per un po’, coscienti di quello stare in mezzo ad altre musiche così diverse, così uguali.


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